Camillo Pellegrino

Camillo Pellegrino junior (così identificato per non confonderlo con l’omonimo prozio, poeta e scrittore) nacque a Capua nel 1598 da Alessandro e Giovanna Grassolla. Dopo una prima istruzione impartitagli nella città Natale, all’età di 17 anni fu inviato a Napoli presso il Collegio dei Padri della Compagnia di Gesù, dove seguì i corsi di dialettica, matematica, di fisica e di etica. Nelle aule universitarie seguì i corsi di giurisprudenza e teologia. Già il giovane Pellegrino mostrò una irrefrenabile sete di conoscenza, infatti non si risparmiava in sacrifici nell’acquisto di libri di autori greci e romani per arricchire la propria biblioteca. In quel periodo frequentò uomini illustri per dottrina e fondò un’accademia privata, nella quale settimanalmente ci si incontrava per discutere di argomenti sacri e profani. Successivamente venne inviato a Roma da suo zio, decano della Chiesa Metropolitana di Capua, raccomandandolo al cavalier Cassiano del Pozzo, erudito di gran fama. Il periodo romano fu di profondi studi per Camillo, il quale si recava spesso sia alla Biblioteca Vaticana sia a quella dei Barberini; proprio in questo periodo si riaccese la voglia (già nata in lui da fanciullo) di scrivere una storia della sua patria. Inoltre i monumenti antichi e le opere d’arte che abbellivano la Città Eterna lo affascinarono tanto che fu spinto, tornato in patria, a diventare un collezionista.Infatti nella sua villa di Casapulla Camillo allestì un museo privato, che ospitava diversi reperti, tra cui anche epigrafi, acquistati e messi insieme nel tempo. In detta villa egli trascorreva tutti i periodi dell’ anno, fuorchè quello invernale, che passava a Capua. Essa è tutt’ora esistente, situata nel secondo vicolo di Via Armando Diaz (detto nel gergo locale “Vinella della Lopa”), e nel cortile in comune con i Palazzi Stasio ed Orsi è ancora presente una collezione di 28 epigrafi. Ivi egli compose i volumi “Apparato delle Antichità di Capua ovvero Discorsi della Campania Felice” e l'”Historia Principum Langobardorum”,quest’ultima inserita nella collezione “Rerum Italicarum Scriptores” dal Muratori. Data la salubrità e la mitezza del clima il Pellegrino invitava spesso i suoi amici in detta villa, costringendoli ad alloggiare là presso di lui. A Capua rivitalizzò l’Accademia dei Rapiti, fondata dal suo omonimo prozio, nella quale prese il nome di “Impedito”. Data la grandezza della sua fama, ogni giorno uomini illustri ed eruditi, del Regno di Napoli e non solo, si radunavano a Capua per ammirarlo ed ascoltarlo. Afflitto da vari mali, e convinto di essere prossimo alla morte, fece bruciare dalla sua domestica, Lucrezia Spina, tutte le sue opere per paura che altri ne venissero in possesso. Successivamente, ripresosi dagli acciacchi, dovette sopravvivere alle ceneri delle sue opere. Dopo un riaggravarsi delle sue condizioni fisiche morì il 9 novembre 1663 a Capua, dove fu tumulato nella Chiesa dei frati minori conventuali.

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