Vescovo Michele Natale

Nato in Casapulla, casale di Capua il 23 agosto 1751 da Alessandro Natale e Grazia Monte, fu battezzato come Michele Arcangelo il 24 agosto nella Chiesa parrocchiale da don Stefano Peccerillo. All’età di 17 anni ebbe la prima tonsura, come si usava allora, cioè l’impegno ad accedere al sacerdozio, ed in quell’occasione il padre Alessandro gli conferì, per notar Pasquale Francesco D’Amico  di  Casapulla (arch. not. di Santa Maria C.V.), l’usufrutto di due porzioni di casamento sito in Piazza del  Trivio (oggi via Vescovo Natale) per la formazione del sacro patrimonio di costui come prossimo ad essere iniziato.
Nell’ottobre del 1771, con una dispensa particolare dell’arcivescovo di Capua, entrò come alunno nel seminario di Capua; una dispensa particolare dovuta al fatto o che era versato negli studi, o che era segnalato, perché all’epoca, l’età massima d’ingresso in seminario era di 15  anni. Suoi maestri furono padre Vincenzo Labini di Teologia dommatico-scolastica; Cosimo Aulicino di Teologia morale; Domenico Ferraiolo di Fisica e Geometria (coinvolto anche lui nelle vicende politiche del 1799); Paolo Pozzuoli di Logica e Metafisica, Giovanni Stellato maestro di Retorica e sacerdote di Casapulla, grecista e latinista di primo rango, poi canonico ed arcidiacono; Girolamo della Valle, maestro dell’Umanità; Francesco Rossi, maestro della Terza scuola; Alberto Fiordalise, maestro della Quarta scuola; Giovanni Addario e Giuseppe Sorvillo, maestri di canto Gregoriano; alla direzione degli studi sopraintendeva lo stesso arcivescovo Michele Maria Capace Galeota e i suoi vicari generali.
Nel 1786 fu nominato cappellano della Cappellania del Presepe nella Chiesa parrocchiale di Casapulla e nel 1790 gli venne conferita una cappellania curata in Capua, occasione data dietro raccomandazione del re Ferdinando IV. Divenuto segretario del potentissimo arcivescovo e Cappellano Maggiore mons. Agostino Gervasio, strinse amicizia con le  più  illustri e nobili famiglie di Napoli, fino a diventare precettore straordinario dei figli del re che si trovassero nella reggia di Napoli o di Caserta. Nel settembre del 1797 gli fu comunicata la sua nomina a vescovo di Vico Equense (bolla apostolica del Papa Pio VI del 18 dicembre).
Il 1° gennaio 1798 gli fu data la diocesi di Vico Equense, ma entrò per la prima volta nella Chiesa di Vico l’11 febbraio in  quanto  il palazzo episcopale necessitava urgenti lavori di sistemazione e che quindi trovò ospitalità presso il castello del feudatario locale. Alla notizia della nascita della Repubblica Partenopea, monsignor Natale vi si accostò con slancio e desiderio sincero nel partecipare al rinnovamento della società ed il 30 Aprile pubblicò, in 13 pagine, il “Catechismo Repubblicano per l’Istruzione del Popolo e la rovina dei Tiranni”, in cui, ponendo da parte la Bibbia, trovava nel popolo l’origine del potere. Conquistato ormai dalle idee repubblicane il 26 maggio del 1799 tentò di arringare il popolo di  Casapulla in occasione della festa patronale di S. Elpidio pronunziando in piazza un discorso che causò disgusto e sdegno, tanto che uscì dal paese, subito, per non tornarvi più. Dopo pochi giorni la sua casa fu saccheggiata, come era avvenuto per l’episcopio di Vico.
Verso la fine di giugno con la caduta della Repubblica Napoletana tentò di salvarsi prima della reazione borbonica; fuggì prima nel casale di Caturano, poi a Curti presso la sorella; infine fu aiutato a portarsi nella fortezza di Capua, dove si ritrovò in compagnia di altri compromessi  come il canonico Francesco Perrini di Curti, Carlo Pellegrini e Alessandro d’Azzia di Capua. Il 20 luglio, dopo la resa di Capua, uscì in divisa militare di cisalpino, insieme al Perrini, al Pellegrini e al d’Azzia; giunti in Napoli e imbarcatosi su una nave inglese, fu riconosciuto da alcuni marinai della sua diocesi e fu tratto in arresto insieme ai suoi amici. Il Natale fu prima trasferito nel carcere della Vicaria poi al castello del Carmine.
Condannato a morte dalla Suprema Giunta di Stato  la sua esecuzione avvenne non prima di essere dissacrato, in quanto vescovo, dalla parte vincente ecclesiastica sanfedista e monarchica attraverso i vescovi Monforte di Nola, De Jorio di Samaria e Ventapane di Tiene. Nella piazza del Mercato della città di Napoli  mons. Natale fu afforcato, insieme al sacerdote don Nicola Pacifico, Vincenzo Lupo, Domenico ed Antonio Piatti e donna Eleonora Pimentel Fonseca; mentre don Giuliano Colonna e don Gennaro Serra di Cassano furono decapitati. Dopo l’impiccagione ebbe sepoltura ed esequie nella chiesa del Carmine. Era un martedì del 20 agosto del 1799.

La condanna a morte e la conseguente impiccagione provocarono la ferma protesta da parte della curia romana e dello stesso pontefice Pio VII, Barnaba Gregorio Chiaromonti, eletto il 14 marzo 1800,  che per punizione lasciò vacante da allora la sede vescovile di Vico Equense (tale è ancora oggi, incorporata dal 1818 con quella di Sorrento),  e punì i tre vescovi: il Monforte divenuto arcivescovo di Napoli non ebbe mai il cappello cardinalizio e sgridato dal Papa a Roma morì durante il tragitto; morì anche il De Jorio; il terzo si gettò ai piedi del pontefice ottenendo il perdono, ma senza alcun incarico di rilevo per tutta la vita.

A Casapulla circa un secolo dopo, presso il suo palazzo natio, in ricordo di tale barbarie fu posta una lapide in sua memoria con versi di  Giovanni Bovio (Trani 1841 – Napoli 1903)

“A Michele Natale vescovo di Vico Equense, dissacrato da tre vescovi e appeso alle forche del 1799, reo di avere insegnato che Cristo riparatore volle uguali e liberi i figli dello uomo, ed una, di qua e di là dei vecchi termini,l’umana gente. Irruppe deprecata sui tre vescovi dissacratori la vendetta della storia, indicendo all’aria e alla terra respingere in faccia ai carnefici il sangue ingiusto.
Casapulla maternamente al compiere del secolo”.

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