Quante volte, anche se per qualche istante, entrando nella nostra chiesa ci siamo soffermati ad ammirare il presepe. Eppure è sempre lo stesso!!! La rappresentazione con le sue scene, i suoi pastori, le luci. Tuttavia desta sempre un certo fascino perché, oltre alla rappresentazione artistica dei figurini e dei vari oggetti che rivestono tutta la struttura, il presepe ha da sempre rappresentato la nostra identità e le nostre radici. Certo che dal quel lontano 1222 quando il Santo di Assisi, San Francesco, realizzò la prima rappresentazione della natività, il presepe ha avuto nel corso dei secoli anche le sue molteplici trasformazioni, tanto da arrivare ad essere una vera e propria istantanea di quel tempo, rappresentando così la vita di ogni giorno e le sue abitudini. E le sue trasformazioni iniziarono a comparire già verso la fine del XV sec. regalando così agli occhi del popolo non solo il “Mistero della Natività” ma anche quello dell’arte figurativa ed artistica napoletana. Compaiono così, come da ricerche negli archivi napoletani, i “figurarum sculptores”, sculture che rappresentavano la sacra composizione e che andavano arricchendo chiese e cappelle della Napoli quel tempo. Ma bisognerà attendere l’inizio del XVIII secolo, quando non erano solo le chiese i luoghi di rappresentazione del presepe ma anche i privati, soprattutto nobili e reali, allestivano presso le loro dimore sontuose raffigurazioni, attirando così l’attenzione di ogni ceto sociale, e così, verso la metà del Settecento il presepe iniziò ad allontanarsi progressivamente dalla sua impostazione mistica, qualificandosi come una rappresentazione spettacolare di tono profano. Fu proprio lo stesso Carlo III di Borbone che durante le sue giornate noiose si divertiva a situare i “pastori” mentre la sua consorte diventava sarta per cucire gli abiti. Il presepe che veniva costruito nei saloni del Palazzo Reale era immenso, perché consisteva in una catena lunghissima di montagne, con i paesaggi, con le taverne, con le botteghe e i mercati. In quella scena immensa e di grande effetto, era disposto, con fine accorgimento estetico, un intero popolo di pastori e migliaia di piccoli oggetti di dettaglio, di offerte e di attrezzi. Ma veniamo al nostro di presepe, quello rappresentato nella bellissima chiesa di Sant’Elpidio Vescovo. L’erezione e la fondazione delle tre Cappellanie dell’altare della Natività di nostro Signore, o del Presepe, ebbe luogo con Istrumento datato 8 dicembre 1649 ed avvenuto per mano del notaio Sebastiano Buonpane; così viene ricordata la fondazione della Cappellania del suddetto altare, già stato eretto, negli anni precedenti, dentro la chiesa parrocchiale di Casapulla, dal medesimo Marco Aurelio de Natale. La sua struttura, in legno e sughero, richiama le linee compositive tradizionali collocando la scena della natività, come da tradizione, in una grotta o fra ruderi con la classica serie dei personaggi tipici della rappresentazione. Le figure, 16 più quattro angeli sospesi, sono con testa, mani e piedi in terracotta arricchiti da abiti di seta e costruiti da artigiani campani databili al XIX sec. Nel ricordo si menziona uno dei tre Cappellani del presepe, Mons. Michele Arcangelo Natale, nostro concittadino e Vescovo di Vico Equense, condannato a morte per mano dei sovrani il 20 Agosto del 1799.